A r t i c o l i ...
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In alcuni periodi di vita altamente stressanti o pesanti, connotati da un elevato grado di sofferenza interna, si finisce col credere che tale dolore, tale pesantezza, soprattutto se presenti da tempo, addirittura dall'infanzia o dalla gioventù, siano impliciti e facciano inevitabilmente parte della vita stessa o per lo meno della nostra vita, del nostro modo di essere, del nostro carattere o dell'ambiente in cui viviamo. Tra l'altro, il dolore sembra a volte diventare un vero e proprio compagno di viaggio, che seppur spiacevole, sgradito e scomodo, ci tiene in qualche modo compagnia. Esso diventando un amico - nemico stretto, la cui presenza in un certo periodo della nostra vita potrebbe tuttavia avere una particolare funzione e un suo perché, seppur troppo spesso celati. Comunque sia, arriviamo a credere che per noi non sia più possibile contemplare altre possibilità, avere altre pretese, anelare un cambiamento, liberarsi di quel fardello per poter stare almeno un po' meglio … “E' la vita!”, “Sono io!”, “E' lui!”, “E' lei!”, si pensa … Si spera negli eventi esterni, che ci aiutino un po' “a campare”, a riprendere fiato, per esempio che arrivino le ferie, che il compagno o la compagna cambino e poi … poi basta.
Da una parte è vero ed è certo … la sofferenza inevitabilmente fa parte della vita umana e chiunque, sin dall'infanzia, ha sperimentato vissuti di tristezza e di dolore per una perdita, per una separazione o per alcuni cambiamenti di vita o per la presenza di alcune relazioni o situazioni, piccole o grandi che siano, capaci di esporci comunque a sentimenti di frustrazione, rabbia, impotenza, delusione, abbandono o smarrimento. In altri casi, alcuni eventi estremamente negativi, drammatici, si sono accaniti contro la nostra vita, in epoche per lo più delicate, ed è già tanto se siamo riusciti a sopravvivere.
Tuttavia, l'esistenza, oltre che a dispensare dolore, riesce |
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per la sua natura ricca e altamente vitale a portare anche gioia, serenità, appagamento, stupore, arricchimento, esperienze rese però a volte difficili, lontane, troppo a lungo negate, quando il nostro animo risulta ancora troppo avvolto da una coltre di nebbia dura a eliminarsi, come nel caso di alcuni stati depressivi, o travolto da un turbinio di emozioni psicofisiche che corrono veloci senza sosta, come nel caso di alcuni disturbi ansiosi.
LA CURA
Ecco che allora in molti casi può nascere il bisogno di ritagliarsi un posto sicuro, a dispetto di tutte le incertezze possibili, ove poter stare seduti e mettere a sedere o sdraiati, qualsivoglia, comunque comodi, anche i nostri sentimenti, le nostre difficoltà, i nostri desideri irrealizzati, i nostri sintomi fastidiosi, dolorosi, i nostri indelebili dubbi sull'esistenza, su cosa siamo e cosa vogliamo, per poterne parlare liberamente… Un posto ove poterci sentire accolti, ascoltati, accettati, pensati e compresi nelle nostre parti che gridano dolore o rabbia, anche nelle parti di noi che più detestiamo, e in quelle che più amiamo, in quelle parti di noi che desiderano pace, calore e tranquillità … un posto ove il pensare ad alta voce è lo strumento utile per poter già stare meglio quando nella propria vita a volte non c'è spazio né possibilità neppure per ascoltare la voce di un nostro pensiero, forte o fioca che sia, per riconoscerlo fra i tanti e poterlo andare a conoscere più in profondità. Un posto ove poter fare collegamenti e creare ponti tra passato e presente e fra presente e presente, affinché ci siano almeno un po' meno i problemi “interni” nel proprio futuro. Un posto ove tornare a sperare che la vita possa un po' alleggerirsi perdendo almeno alcune delle vecchie lacrime e delle pesanti catene di un tempo per restituirci maggior benessere e libertà, libertà di essere quello che saremmo senza quelle catene, libertà di essere quello che siamo. |