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Disturbi d'Ansia in Pillole
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A r t i c o l i ...
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Indice analitico dei temi trattati nella pagina:
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Disturbi d'Attacchi di Panico |
Il disturbo da attacchi di panico si caratterizza per l'insorgenza improvvisa di episodi di ansia acuta, di breve durata, connotata da sintomi psicofisici di vario genere, che possono esporre l'individuo alla paura di svenire, di perdere il controllo, di impazzire o di morire. La sintomatologia può riguardare l'apparato cardiocircolatorio (tachicardia, palpitazioni, dolori al petto), l'apparato respiratorio (sensazione di soffocamento, fame d'aria), il sistema gastroenterico (nausea, fastidi addominali, ecc) e/o altre aree somatiche o psichiche (sudorazione, brividi, vampate di calore, tremori, sensazioni di instabilità posturale, sentimento di irrealtà o di distacco). Generalmente la persona che ha avuto il primo attacco di panico serba un ricordo molto preciso e nitido del contesto in cui questo si è scatenato e le sensazioni di angoscia ad esso associati rimangono impresse nella sua memoria per parecchio tempo. In seguito, potrebbero insorgere la paura di essere “travolti” da altri attacchi e un cambiamento conseguente del proprio stile di vita (si inizia ad uscire di meno, a richiedere la costante presenza di un accompagnatore o ad evitare del tutto le situazioni temute).
Di frequente, gli attacchi di panico compaiono “a cielo aperto”, senza apparenti eventi di vita scatenanti; altre volte, invece, è possibile identificare alcuni fattori stressanti che hanno preceduto la sua insorgenza (cambiamenti di vita, separazioni, ecc).
Per poter ricevere la diagnosi di disturbo di panico devono essere state dapprima escluse eventuali cause mediche generali alla base di tali sintomi.
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Fobie |
AGORAFOBIA
- L'agorafobia è l'ansia di trovarsi in situazioni o luoghi da cui sarebbe difficile o imbarazzante andarsene o dove non sarebbe possibile chiedere aiuto in caso di attacco di panico o di altri stati d'ansia simili. Tali contesti potrebbero essere rappresentati da spazi aperti con tante persone, l'essere in coda, in treno, sui ponti, l'essere fuori casa da soli, ecc . L'agorafobia comporta notevole disagio e a volte causa un graduale evitamento delle situazioni temute o la costante richiesta della presenza di un compagno per poterle affrontare.
FOBIE SPECIFICHE
- Si tratta di intense paure provocate dalla presenza, dall'attesa o dal solo pensiero di una specifica situazione, azione od oggetto. Le fobie possono riguardare il volo in aereo, i luoghi chiusi, i temporali, il sangue, le iniezioni o la vista di alcuni specifici animali, come ragni e insetti. Oppure possono essere rivolte a situazioni in cui si teme con forte angoscia per esempio di soffocare o di vomitare o di contrarre una malattia. La persona può evitare la situazione fobica in questione o affrontarla con una quota di ansia e di disagio molto forte fino a vedere influenzato negativamente il proprio funzionamento sociale, lavorativo o comunque ridotto significativamente il proprio benessere soggettivo. Pertanto non basta avere una paura (e chi non ne ha?) per poter pensare di avere una fobia da trattare, da risolvere; occorre invece che il disagio sia forte o che la sua interferenza nella propria vita diventi considerevole per poter rendere necessario l'intervento di un terapeuta che comprenda la situazione fobica in questione e ne definisca un adeguato trattamento.
FOBIA SOCIALE
- La fobia sociale è una paura marcata, pervasiva e prolungata nel tempo riguardante una o più prestazioni o situazioni sociali, che implichino il contatto con estranei, colleghi o persone comunque non familiari da cui si teme di ricevere un giudizio negativo. La paura in questione è quella di risultare agli altri ridicoli, goffi o inadeguati per esempio mentre ci si muove in pubblico o si telefona o si scrive o si mangia o si deve parlare in presenza di estranei, ecc. Oltre ad esperire molta ansia rispetto alla situazione temuta (ansia che si può manifestare con correlati fisici, quali palpitazioni, sudorazione, vampate di calore, rossore), la persona prova ansia anche all'idea che gli altri si accorgano dei suoi sintomi ansiosi o del rossore comparso in volto, per esempio; vissuti di vergogna, di imbarazzo e di umiliazione si estendono, pertanto, fino a condurre a volte il soggetto ad evitare drasticamente la situazione temuta o ad affrontarla sì ma con un disagio (anticipato anche mesi prima) talmente alto da interferire poi effettivamente sulla qualità dell'azione temuta e sulla qualità di vita in genere. In alcuni casi i soggetti sviluppano sintomi depressivi secondari al disturbo fobico in questione e al restringimento di vita che ne è conseguito; in altri casi, essi ricorrono a un abuso progressivo di ansiolitici o di sostanze alcooliche allo scopo di ridurre i livelli di ansia prestazionale connessa alle specifiche situazioni sociali temute, esponendosi pertanto ad ulteriori rischi per quanto concerne lo stato di salute generale.
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Disturbo d'Ansia Generalizzata
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Il disturbo d'ansia generalizzata è uno stato di ansia cronica che tende a dirigersi su determinate attività o aree esistenziali quali bersagli privilegiati di un'intensa preoccupazione (il lavoro, la famiglia, varie attività quotidiane, possibili rischi per l'incolumità e la salute propria o altrui, ecc).
L'ansia si può manifestare con irrequietezza, stato di ipervigilanza con preoccupazioni ricorrenti e persistenti, tensione psichica o muscolare, facile affaticabilità, difficoltà a concentrarsi o a ricordare e/o disturbi del sonno. Questi ultimi si possono manifestare sotto forma di insonnia iniziale o centrale (con frequenti interruzioni dovute a uno stato di allerta continuo).
Generalmente, la persona tende ad avere difficoltà a controllare il proprio disagio, che crea pertanto un forte stress soggettivo, un abbassamento della propria qualità di vita e conseguenti vissuti depressivi ad esso associati. Nonostante questo, è l'insonnia uno dei sintomi che più frequentemente porta, dopo vari mesi, a volte anni, il paziente a chiedere aiuto al medico di famiglia; altre volte, i pazienti si rivolgono al medico in quanto preoccupati per i sopraggiunti sintomi fisici, sintomi dovuti allo stato di tensione psichica e muscolare (gastralgie, dolori al collo, cefalea, ecc). Questo sta a significare quanto a volte sia difficile considerare e collocare i propri disturbi su un piano emotivo; inoltre, a volte, gli stessi pazienti tendono ad attribuire le proprie preoccupazioni, ruminazioni, ansie, presenti magari da anni, a una generica, inguaribile “debolezza” di carattere piuttosto che a un problema cronicizzato, ma individuabile, diagnosticabile e risolvibile tramite interventi psciofarmacologici e/o percorsi di psicoterapia.
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Disturbo da Stress Acuto e Disturbo Post-Traumatico da Stress
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Il disturbo da stress acuto è connotato da una sintomatologia di breve durata nel tempo (qualche mese), insorta in seguito a un evento di vita traumatico che ha esposto l'individuo a forti sentimenti di paura, vedendosi minacciare la vita o comunque l'integrità fisica propria o altrui. L'evento traumatico in questione potrebbe anche aver comportato la morte di altri, a cui la persona ha dolorosamente assistito.
I sentimenti scaturiti dal fatto possono essere stati di impotenza, di paura o spavento; in associazione a questi potrebbero poi emergere nei giorni successivi immagini, flashback, sogni, pensieri od emozioni intense e ricorrenti sull'accaduto, ansia e insonnia, sensazione di distacco o di stordimento e amnesia per qualche aspetto significativo dell'evento stesso. A volte l'individuo sviluppa un marcato evitamento delle situazioni che hanno a che vedere o che gli ricordano la vicenda traumatica per somiglianza, vicinanza o potenziali rischi.
Il disturbo da stress post-traumatico implica un analogo disagio rispetto a quello precedentemente descritto, ma prevede una progressione della sintomatologia più estesa nel tempo; pertanto tende più frequentemente ad associarsi con stati depressivi e con progressive condotte di automedicazione che l'individuo addotta per alleviare il proprio disagio interno (abuso di ansiolitici o di sostanze alcooliche).
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Disturbo Ossessivo-Compulsivo
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Il disturbo ossessivo-compulsivo consiste nella presenza di ossessioni e/o compulsioni, avvertite come eccessive o irragionevoli, capaci per la loro pervasività di determinare nella vita della persona che ne soffre un marcato disagio e una riduzione del suo funzionamento sociale o lavorativo.
Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi che si affacciano in modo intrusivo e ricorrente nella mente della persona, causando ansia marcata (tematiche di sporcizia, ipocondriache, immagini auto od etero-aggressive, ruminazioni varie, dubbi costanti sulle proprie azioni quotidiane, per esempio se è stato chiuso il gas, questioni morali, etiche o religiose, ecc).
Spesso il soggetto tenta di resistere a questi pensieri, altre volte cerca di effettuare una sorta di soppressione o di neutralizzazione delle proprie ossessioni con altri pensieri od azioni, le cosiddette compulsioni; quest'ultime non sono altro che delle azioni ritualizzate compiute al fine di ridurre l'angoscia e a volte a prevenire alcune situazioni temute. Un esempio di compulsione potrebbe essere il lavaggio continuo delle mani o comunque rituali di pulizia, di ordine, rituali che comportano verifiche (ripetuti controlli) o azioni mentali come pregare, contare, ripetere le parole mentalmente molte volte al giorno.
L'individuo affetto dal disturbo ossessivo-compulsivo si può sentire spesso come “…. consumato dal dubbio su quale dovrebbe essere il corso appropriato delle proprie azioni e, come Amleto, paralizzato dall'indecisione” (Gabbard, 1995). |
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